Aggiornamento del 14 aprile

 

Negli Stati Uniti, la sospensione di 90 giorni sui dazi

annunciata da Trump mercoledì 9 aprile, ha portato temporaneo sollievo, ridotto la volatilità e attenuato il pessimismo recente. Rimane l’aliquota universale del 10% su tutte le importazioni e restano attive al 25% quelle su acciaio, alluminio, auto e merci di Canada e Messico non incluse nell’accordo USMCA. Contestualmente però è aumentata la tensione nei confronti di Pechino con l’aliquota sulle merci cinesi importate salita al 145%. La risposta della Cina non si è fatta attendere, rilanciando con una contropartita del 125%. 

Sembra che le ultime decisioni dell’amministrazione relative ai dazi al settore tech, arrivate nel corso del fine settimana, siano volte a non esacerbare gli animi con un occhio a Wall Street ed ai principali partner internazionali, tra cui la Cina. 

Il quadro di incertezza ha messo in secondo piano la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo di marzo, l’ultimo prima dell’entrata in vigore delle tariffe, che è risultato inferiore alle attese sia nella componente headline che in quella core. Nonostante i rischi di un’accelerazione dell’inflazione nel breve periodo, causata dall’entrata in vigore dei dazi, tutti i membri della FED sembrano concordi nel non voler affrettare l’inizio del percorso di taglio dei tassi, al contrario delle aspettative del mercato che scontano oggi tra i 3 e i 4 tagli entro la fine dell’anno.

Sul fronte europeo, in Germania l’Unione CDU-CSU e i socialdemocratici della SPD hanno raggiunto l’accordo di coalizione che darà alla Germania un nuovo Governo, guidato dal leader conservatore Friedrich Merz. Tra il 7 e il 10 maggio, Merz potrebbe presentarsi al Bundestag per ottenere la fiducia e avviare il mandato di Governo. 

 

Le incertezze nell’approccio dell’amministrazione americana 

hanno avuto ripercussioni sia sul mercato obbligazionario che sulla svalutazione del dollaro dell’ultimo periodo, entrambi fattori che posso essere letti come fattori di sfiducia nei confronti degli Stati Uniti. La valuta si è indebolita fino ad arrivare ad un valore di 1,14 nei confronti dell’Euro, mentre i titoli del tesoro hanno visto i rendimenti a lungo termine salire sulle scadenze decennali e trentennali a 4,46% e 4,87%, complice anche la scarsa partecipazione alle aste. Il ritorno degli investitori internazionali e la disponibilità della FED ad intervenire hanno contribuito a stabilizzare il mercato nelle ultime ore. 

 

Dopo i picchi di volatilità 

toccati della giornata di lunedì 7 aprile con valori che non si vedevano dal periodo del Covid, l’annuncio dell’amministrazione Trump di sospendere per 90 giorni i dazi ha restituito linfa ai mercati azionari. In un solo giorno l’S&P500 ha guadagnato +9,5% e il Nasdaq +12%. Il movimento al rialzo ha ovviamente contagiato anche i mercati europei, beneficiari anch’essi di un allentamento del clima di tensione. 

La settimana si è dunque conclusa in positivo sia negli Stati Uniti che in Europa: saranno molto importanti le indicazioni che arriveranno dalla stagione delle trimestrali soprattutto per quanto riguarda le previsioni prospettiche e gli impatti che i dazi avranno sui differenti settori.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR