Aggiornamento del 10 febbraio

 

La concretizzazione delle minacce fatte da Trump sui dazi, 

che si è manifestata in provvedimenti annunciati domenica e subito sospesi lunedì, ha avuto un duplice effetto. Da un lato, i dazi, posticipati di 30 giorni, hanno rassicurato i mercati, che temevano un'escalation delle tensioni commerciali. La sospensione immediata delle tariffe ha infatti evitato un impatto negativo immediato sull'economia globale, permettendo agli investitori di tirare un sospiro di sollievo.

Dall'altro lato, però, queste azioni hanno continuato ad alimentare l'incertezza. La natura imprevedibile delle decisioni politiche e la possibilità che tali manovre possano essere reintrodotte in qualsiasi momento mantengono alta la preoccupazione tra gli operatori economici. 

Il report di gennaio ha mostrato un mercato del lavoro ancora solido anche se ha evidenziato un aumento pari a 143 mila unità del numero di occupati, dato inferiore alle attese. Il dato è stato accompagnato da una revisione al rialzo di 100 mila unità per i due mesi precedenti. La variazione degli occupati nel settore privato è stata pari a 111 mila unità (da 273 mila precedenti, riviste al rialzo). Il tasso di disoccupazione è sceso da 4,1% a 4,0%, dato inferiore alle attese; il tasso di partecipazione è salito da 62,5% a 62,6%.

Le preoccupazioni sugli sviluppi di una guerra commerciale ad ampio raggio con dazi annunciati e subito posticipati, sono stati elementi a sostegno dei mercati obbligazionari sia negli Stati Uniti che in Europa, dove i rendimenti sono scesi soprattutto nei tratti medio lunghi delle curve e si trovano attualmente nei pressi dei minimi di metà dicembre. Treasury 10 anni a 4,49%, Bund decennale a 2,37% e BTP a 3,47%.

 

Nel corso delle ultime cinque sedute, 

i listini europei hanno continuato la loro corsa al rialzo, trainati ancora una volta dall’ottima performance del settore bancario che, anche nel corso dell’ultima stagione dei conti trimestrali, conferma lo stato di salute e solidità degli istituti di credito dell’Area Euro. I listini americani, vicini ai massimi storici, nonostante i buoni risultati di alcune grandi aziende del settore tecnologico, hanno subito una battuta d'arresto, date le aspettative probabilmente ancora superiori rispetto a quanto riportato dalle società stesse. Inoltre, il calo registrato a gennaio dai principali indicatori di sentiment (PMI e ISM) relativi ai servizi negli Stati Uniti ha contribuito a questa frenata.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR