Aggiornamento del 3 marzo

 

La settimana appena conclusa, ha sancito la fine del mese di febbraio,

dove a prevalere è stata l’incertezza sotto diversi aspetti: i timori legati ai dazi, la geopolitica (soprattutto a seguito dell’incontro tra il presidente Trump, il suo vice Vence e il presidente Zelensky), il percorso dei tagli della FED, attualmente stimati dal mercato poco più di due, alla luce degli ultimi dati macroeconomici usciti. A tal proposito, l’atteso indicatore sull'inflazione di venerdì ha confermato che la Banca Centrale potrebbe adottare un approccio più cauto riguardo ai futuri tagli dei tassi di interesse. L'indice PCE è aumentato dello 0,3% il mese scorso, mantenendo lo stesso ritmo di dicembre. L’indice è sceso al 2,5% dal 2,6% su base annua, in linea con le attese; la componente core (escluse le componenti più volatili del paniere) è aumentata del 2,6% anno su anno, in calo rispetto al 2,9% di dicembre e in linea con le aspettative. La spesa dei consumatori, che rappresenta una parte significativa dell'attività economica degli Stati Uniti, è diminuita dello 0,2% dopo una revisione al rialzo dello 0,8% a dicembre.

Mese positivo per i rendimenti governativi americani, che hanno proseguito la discesa per due ragioni principali: la prospettiva di una possibile evoluzione sul controllo del costo del denaro andando ad incidere sui rendimenti a lungo termine (soprattutto sul decennale) e i timori di un rallentamento economico, forse ancora non del tutto percepito. Venerdì ha chiuso al 4,22%, a metà gennaio aveva fatto registrare un picco a 4,80%

Anche i bond europei hanno chiuso un mese positivo, complice l’esito delle elezioni in Germania letto dal mercato in chiave positiva, con guadagni inferiori rispetto a quelli statunitensi. Il Bund decennale ha chiuso a 2,41% e il BTP decennale a 3,53%.

 

Continua la divergenza di performance tra i listini americani e quelli europei. 

In America, infatti, la partenza a rilento del comparto tecnologico (amplificata dall’avvento di DeepSeek), l’incertezza del quadro geopolitico, hanno fatto sì che il Nasdaq Composite nel periodo ha perso il -2,4%, mentre S&P500 e Dow Jones sono riusciti a conservare un discreto margine di guadagno, +1,2% e +3%

Al contrario, i listini europei hanno riportato guadagni tra il 10% e il 15%, trainati dal settore bancario e dal settore dei beni industriali, dove spiccano i titoli legati alla difesa.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR